Le notizie storiche datano al 1805 l’installazione del primo organo nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Brinzio: di quest’antico strumento, di cui nessuna componente è sopravvissuta, si sa molto poco… se non che ebbe una “vita” alquanto travagliata.
Nel 1825 tale Virginio De Cartis, organaro itinerante originario di Maccagno, attivo essenzialmente tra il Varesotto e il Ticino, mise mano allo strumento, ma quello che doveva essere un restauro finì per aggravarne le condizioni (già di per sé probabilmente non ottimali), al punto che poco dopo il prete don Luigi Giacometti decise di chiamare un altro organaro, Gaspare Chiesa, per procedere a smontare lo strumento. L’azione, messa in pratica all’insaputa di tutti nel giro di una notte, fece però arrabbiare i brinziesi, che obbligarono il Chiesa a rimontare il tutto in fretta e furia, lasciando l’organo se possibile vieppiù malandato e scordato di prima.
Ancora nel 1856 è attestato un intervento del De Cartis, che però ancora una volta non risolse granché.
Non a caso, nel 1876, quando l’insigne bottega organara varesina diretta da Eugenio Maroni Biroldi fu incaricata di costruire un nuovo strumento, tutte le vestigia del vecchio organo vennero eliminate. A lavori ultimati, il colpo d’occhio che si presentava ai fedeli doveva essere di grande impatto: il nuovo organo era infatti rialzato rispetto al pavimento del presbiterio e collocato in una monumentale cantoria di legno installata nell’abside.
Nel 1947, allorché si decise di decorare con affreschi anche la zona absidale, si provvide a smontare la cantoria e l’organo venne spostato a livello del pavimento, in un’apposita nicchia ricavata sull’abside. La “manovra” comportò però incisive modifiche, sia tecniche (rifacimento dei condotti del vento, spostamento dei mantici), sia per mere esigenze di “ammodernamento” (rifacimento della consolle e del prospetto, inserimento della trasmissione pneumatica per il comando dei registri, modifica della disposizione delle canne di facciata). Tutto ciò tuttavia finì per snaturare le caratteristiche originarie dello strumento, che nei decenni successivi fu oggetto di una manutenzione episodica e sovente inappropriata: alcune componenti guaste vennero infatti rimosse anziché essere riparate (al pari di diverse canne) e determinate riparazioni furono praticate con materiali impropri (ad esempio posando un tubo di plastica in sostituzione di parte del condotto del vento).
L’organo, relegato a un mero uso liturgico, fu addirittura per qualche tempo nascosto dietro un grosso quadro.
Bisognerà attendere il 2020 perché un volenteroso gruppo di brinziesi riesca finalmente a mettere insieme le energie per avviare il restauro dello strumento.
Il 16 maggio 2022 lo strumento è stato completamente smontato dalla Mascioni Organi, e trasferito in azienda per il restauro volto a riavvicinarlo alle caratteristiche originarie; i lavori di montaggio sono poi iniziati il 2 maggio per terminare il 22 giugno 2023.
Il 15 ottobre 2023, con l’ultimo appuntamento della rassegna “Antichi Organi, Patrimonio d’Europa”, giunta alla sua 43a edizione, nella nostra chiesa, gremita per l’occasione, si è esibita per il primo concerto la direttrice artistica, Irene De Ruvo.
Scheda tecnica
- Estensione dell’unica tastiera: 58 note (Do1-La5)
- Estensione della pedaliera: 19 pedali – 18 note (Do1-Fa2) – Terza mano
- Spezzatura dei registri: b/s Do#25 – Re26
- 1ª ottava cromatica
- Combinazione libera alla lombarda
- Tira ripieno
Disposizione fonica:
Fila sinistra
Tromba 8′ soprani |
Fila destra
Principale 16′ bassi |
(le notizie storiche sull’organo sono tratte da documenti conservati nel fondo Prefettura dell’Archivio di Stato di Como, gentilmente forniti da Rita Pellegrini alla ditta Mascioni per la relazione di restauro)